Malgrado (o per fortuna...) quanto ci dice Alberto Sordi nelle sue interviste ("avrei fatto il regista dei miei film, se non fosse stato per mancanza di tempo") la realtà è ben diversa: Sordi è quell'attore e quel personaggio che conosciamo. Ma non ha nessuna vocazione per la regia cinematografica.La prova più eloquente viene da questo film, proprio perche non malvagio. Ma tutte le qualità di io so che tu sai che io so vengono dall'idea originale: da una serie di filmini capitatigli fra le mani, il protagonista non apprende tanto il fatto che la moglie gli faccia le corna. Quanto la povertà del proprio ruolo nella famiglia, e nella vita in genere. Tutta l'illustrazione di questa idea è guastata, o perlomeno banalizzata, dal modo con il quale Sordi la filma. Risultato: le scene sono prevedibili e insignificanti, non si piange quando Sordi piange, e nemmeno si ride. Cosa forse ancora più grave: gli stessi contenuti morali del film si alterano.
La dimensione tragica, che Sordi voleva raggiungere attraverso quella farsesca (forse pensando alla riuscita di UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO) si conclude nel luogo comune più edulcorato, nel conformismo per non dire nell'ipocrisia. Gli attori fanno il loro verso, l'ambiente non esiste, le psicologie (la figlia drogata..) diventano risibili. Non rimane che continuare a sperare nella mancanza di tempo di Alberto Sordi.